Quando i cristiani fanno 'O': le antifone maggiori d'Avvento

Le antifone 'O'


Con l'avvicinarsi del Natale, cresce l'attesa per la venuta del Salvatore, cresce la gioia e la meraviglia per l'evento dell'incarnazione: la venuta al mondo della luce vera che illumina ogni uomo, grazia e verità che vennero per mezzo di Gesù Cristo (Gv 1, 9.17).

Dal 17 dicembre questa meraviglia è espressa con la più classica delle esclamazioni: "O", con cui indichiamo tutto il nostro stupore nei confronti del mistero della nascita di Cristo. Per sette giorni il Cristo è invocato con gli stessi appellativi usati dal profeta Isaia nelle sue rivelazioni messianiche: Sapienza, Guida della casa di Israele, Germoglio di Iesse, Chiave di Davide, Astro che sorgi, Re delle genti e Emmanuele. La sequenza di questi appellativi, se si prende l'iniziale dell'originale latino e la si legge da Emmanuel a Sapientia permettono di leggere due parole latine: ERO CRAS, che significa "verrò domani". Domani, un tempo che ancora non è giunto ma che arriverà presto. Come ci ricorda la Scrittura, che si conclude proprio con una promessa: "Si, verrò presto!" (Ap 22, 20), risposta del Signore alle nostre invocazioni, al "vieni" con cui termina ogni antifona.

Sette antifone, dette maggiori, composte con la tecnica del centone (collage di versetti biblici), ci accompagnano per la settimana che precede la vigilia di Natale e sono utilizzate nella Liturgia delle Ore come antifona al Magnificat. Il settenario risale ai tempi della riforma liturgica operata da Gregorio Magno attorno al VI secolo. Vi è poi una antifona aggiuntiva in uso in alcuni riti per il 24 dicembre, O Virgo Virginum, riportata anch'essa nel presente articolo.


17 dicembre: "O Sapienza"


O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo 
ti estendi sino ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e forza: 
vieni, insegnaci la via della saggezza!

La Sapienza, concepita prima di tutti i secoli, che si estende da un confine all'altro dell'universo con forza e dispone tutto con soavità (Sap. 8, 1), rappresenta il progetto di amore di Dio per l'uomo. Per amore della Sua creatura, la Sapienza discende dal suo trono regale e viene nel mondo per salvarlo. La Sapienza è Gesù Cristo stesso, a cui chiediamo di insegnarci la via che Egli vuole che percorriamo.


18 dicembre: "O Adonai"

O Signore (Adonai), guida della casa d’Israele,
 che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto, 
e sul monte Sinai gli hai dato la legge:  
vieni a liberarci con braccio potente!


Dio si rivela a Mosè nel fuoco del roveto, che arde senza consumarsi (Es 3, 2). Mosè è stato scelto come colui che darà seguito al progetto di liberazione di Dio, che trasformerà un popolo di schiavi in un popolo libero. Una moltitudine che sarà guidata dallo stesso Dio, Signore di Israele, di cui Mosè non sarà che l'intermediario. L'evangelista Matteo delinea Gesù come nuovo Mosè. Il discorso della montagna (Mt 5-7) richiama il Sinai, luogo dove Mosè ricevette la Legge. Gesù porta a compimento la rivelazione che Dio ha fatto di sé stesso al popolo di Israele. In Gesù, Dio porta a compimento il suo progetto di salvezza e liberazione. In Cristo noi siamo liberati, nel suo sangue siamo redenti. Nell'originale latina l'antifona suona così: veni ad redimendum nos in brachio extento, traducibile anche con braccio steso. Le braccia del Redentore stese sulla croce che proclamano la sconfitta della morte e la liberazione del mondo dalla sofferenza (Pseudo-Ippolito, anafora eucaristica).


19 dicembre: "O Germoglio di Iesse"

O Germoglio di Iesse, che t’innalzi, come segno per i popoli: 
tacciono davanti a te i re della terra e le nazioni t’invocano: 
vieni a liberarci, non tardare!


Iesse è un personaggio dell'Antico Testamento, padre del re Davide, il cui discendente è lo stesso Cristo: il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a governare le nazioni. In Lui le nazioni spereranno (Rm 15, 12). La radice, un qualcosa che è nascosto, posto sotto il terreno, è innalzata. Si erge come un vessillo per tutte le genti (Is 11, 12), attorno al quale i popoli saranno radunati. Gesù, servo sofferente, deturpato e umiliato nella passione, innalzato sulla croce diviene il segno definitivo dell'amore di Dio e del suo progetto di salvezza. Nell'evento della sua morte in croce, della sua resurrezione e della sua ascensione diviene segno per tutti i popoli, come Lui stesso afferma: quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12, 32). 


20 dicembre: "O Chiave di Davide"

O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele, 
che apri, e nessuno può chiudere, chiudi, e nessuno può aprire: 
vieni, libera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.


L'uomo è soggetto al peccato. Nel suo cammino affronta tanti pericoli e si trova davanti tanti ostacoli, qualche volta cade. Ma ha sempre la possibilità di rialzarsi, di riprendere il cammino. Il Signore non nega a nessuno questa possibilità. 
Davide stesso, scelto da Dio come re per il suo popolo (2Sam 7, 8), non è immune: anche lui cade, anche lui finisce vittima del peccato. Tuttavia, Dio promette che nella stirpe di Davide sempre ci sarà una lampada in Gerusalemme (1Re 11, 36). Da Davide nascerà una discendenza regale. La chiave, simbolo del potere, è attribuita al re per stabilire la sua autorità su Gerusalemme. A Cristo, discendente di Davide, la chiave della Gerusalemme celeste, su cui Egli ha acquisito, con la sua morte con la quale ha sconfitto la morte, piena autorità. L'antifona fa altresì allusione alla discesa agli inferi di Cristo, la dove Egli stesso ha aperto la porta che teneva imprigionati i morti, separandoli da Dio (1Pt3, 19).


21 dicembre: "O Astro che sorgi"

O Astro che sorgi, 
splendore della luce eterna, sole di giustizia: 
vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.


Come il sole sorge ad illuminare la notte, così la luce viene nel mondo ad illuminare ogni uomo (Gv 1, 9). L'astro che sorge nelle tenebre del mondo annuncia il giorno del Signore, che diviene giorno di gioia e di liberazione per tutte le genti, le quali saranno visitate da un sole che spunta dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte (Lc 1, 78-79). Con la quinta antifona invochiamo la luce proprio nel giorno più buio dell'anno, il 21 dicembre che segna il solstizio d'inverno. A partire da questo giorno, per l'emisfero nord, la durata del giorno inizia ad aumentare. Ci prepariamo, quindi, ad accogliere una luce che viene e che crescerà nel corso del tempo.


22 dicembre: "O Re delle genti"

O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, 
pietra angolare che riunisci i popoli in uno, 
vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.


Un sovrano è atteso da tutti (Ag 2, 7), Dio ha promesso che vi sarà un Re, diverso da tutti gli altri re delle nazioni, stolti e testardi, la cui dottrina è vanità (Ger 10, 8). Come nell'Antico Testamento è espressa la regalità universale di Dio, nel Nuovo è affermata la regalità di Gesù su tutte le nazioni: il principe dei re della terra (Ap 1, 5), Re dei re e Signore dei signori (1Tm 6, 15). Gesù rappresenta la promessa fatta da Dio a Davide, l'avvento di un nuovo Davide che tutte le nazioni serviranno. Cristo è quindi pietra d'angolo, su cui si fondano profeti e apostoli e su cui ogni cristiano si innesta per diventare parte del corpo di Cristo che è la Chiesa, grande arca per la salvezza dell'umanità. Come il legno dell'arca costruita dal patriarca Noè salvò la razza umana ai tempi del diluvio, così il legno della croce diviene segno della salvezza per l'uomo dopo l'inondazione. Salvezza che solo con la venuta di Gesù nel mondo si è attuata. Gesù, Re delle genti, è Re universale in virtù del sacrificio della propria vita. Un Re è tale se è al servizio del suo popolo. Cristo, con il dono della sua stessa vita, mostra che il suo modo di regnare è quello di amare fino alla fine.


23 dicembre: "O Emmanuele"

O Emmanuele, nostro re e legislatore, 
speranza delle genti e loro Salvatore: 
vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.


La settima antifona mostra un susseguirsi di attributi del Cristo: Emmanuele, re, legislatore, speranza delle genti, Salvatore. Riepiloga in sé tutta la storia della salvezza. Dio con noi, che è il significato del nome Emmanuele, è il modo in cui Dio si presenta e rivela all'uomo. Pensiamo a come Dio si rivela a Giacobbe: "io sono con te, ovunque tu andrai" (Gen 28, 15); o al profeta Geremia: "io sono con te per salvarti" (Ger 1, 19). Il profeta Isaia profetizza la venuta dell'Emmanuele: Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7, 14). Sempre Isaia ci comunica l'attesa, fino alle estremità della terra (Is 62, 11), del salvatore, nostro legislatore e nostro re (Is 33, 22). La promessa di Dio è adempiuta con la concezione del Figlio nel grembo della Vergine ad opera dello Spirito Santo. Dio si fa concretamente presente in un uomo, Gesù, che è la sua Parola venuta a dimorare tra noi (Gv 1, 14).

24 Dicembre: "O Vergine delle Vergini"

O Vergine delle vergini,
come potrà avvenire questo?
Nessun’altra donna è stata mai simile a te,
né mai lo potrà essere in futuro!
Figlie di Gerusalemme, perché vi meravigliate di me?
Quello che voi vedete è mistero divino.


Per ricordarci la centralità della figura della Madre di Dio nel Piano Divino, alcune antiche liturgie (es. il rito di Sarum in Inghilterra) introdussero una antifona aggiuntiva alle sette Antifone Maggiori. Ricordiamo che nelle Antifone Maggiori viene invocato il Cristo, con diversi appellativi Emmanuel, Re delle Genti, Oriente (Astro che sorgi), Chiave di Davide, Radice di Iesse, Adonai, Sapienza. Questi nomi letti in questa sequenza danno origine all'acrostico ERO CRAS che significa "Verrò Domani". Una risposta alla richiesta che in tutte le Antifone "O" rivolgiamo al Cristo: "Vieni".

Con l'aggiunta di O Virgo Virginum, l'acrostico diventa VERO CRAS: "In verità, domani".

In verità, il 25 Dicembre, il tempo di attesa segnato dall'Avvento arriva a conclusione. Ci prepariamo ad accogliere il Cristo bambino, Emmanuele, Dio con noi.

Giovanni+


Fonti:
  • Sorelle povere di S. Chiara - Monastero S.M. Maddalena di S. Agata Feltria (RN), approfondimenti teologici sulle antifone "O". Disponibile a questo link: http://www.clarissesantagata.it/archivioliturgia/approfondimentiteologici/avvento/antifone_o.pdf;
  • Ufficio catechistico dell'arcidiocesi di Bari e Bitonto. Le antifone "O" meraviglia del Natale. Disponibile a questo link: https://www.arcidiocesibaribitonto.it/curia/settore-liturgia/ufficio-liturgico/materiale-che-e-possibile-scaricare/avvento-natale-2017/pdf/le-antifone-o-ufficio-catechistico.pdf
  • Nuovo Dizionario enciclopedico illustrato della Bibbia, Piemme


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