Omelia 28/01/2024

Rubiera (RE), 28/01/2024

In occasione della mia prima Messa Pontificale, ho pensato di proporre nel corso dell'Omelia alcune riflessioni sul ministero episcopale. Riporto come per le liturgie pubbliche celebrate da un paio d'anni a questa parte, il testo condiviso con la comunità.

La liturgia di oggi, oltre a essere le mia prima celebrazione pubblica dopo la mia consacrazione episcopale, sancisce l'inizio del mio ministero alla guida della New Jerusalem Liberal Anglican Church. Per l'occasione abbiamo utilizzato un Graduale e un Prefazio di ispirazione swedenborghiana. 



Letture: Atti 2,42-47, Mt 16, 13-19


Graduale
Poiché la Bibbia è una rivelazione divina, ogni sua parte è divina. Per tutto ciò che proviene dal divino non potrebbe essere altrimenti. Tutto ciò che viene dal divino scende attraverso i cieli fino alle persone sulla terra. (E. Swedenborg, The New Jerusalem #252)

Prefazio
E’ veramente cosa buona, giusta e gioiosa lodarti e renderti grazie, o Padre Santo, per il nostro Signore Gesù Cristo.

Nella Parola e nei Sacramenti, Tu ci hai mostrato il potere divino che risiede nelle corrispondenze, poiché in esse il Cielo e la Terra, lo spirituale e il naturale, sono insieme; da essi vi è la congiunzione dell’uomo con Te, o Signore. Tu sei nelle prime cose e allo stesso tempo nelle ultime. (E. Swedenborg, Invitation to the New Church #59).

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo…




Omelia

Carissimi fratelli e sorelle,
Nella mia prima Messa pontificale pubblica, oggi riflettiamo insieme sul ruolo sacro e significativo del Vescovo, chiamato a essere il successore degli apostoli. Nel brano degli Atti degli Apostoli (Atti 2,42-47) che abbiamo letto, troviamo una descrizione della vita di fede delle prime comunità cristiane ed è evidenziata la centralità dell'insegnamento degli apostoli, la comunione fraterna, la preghiera e la partecipazione alla Santa Cena. Tutti valori che un Vescovo è chiamato a preservare e diffondere. Condivisione, comunità, spezzare il pane assieme, sono tutte cose che stanno alla base dell’attività di una chiesa. E’ vero che l’ordinazione episcopale pone, in virtù del Sacramento ricevuto, la persona in una linea di successione diretta che la tradizione vede iniziare con il ministero di uno dei dodici apostoli di Gesù e il “passaggio di consegne” (e poteri) ai suoi successori diretti. Ma io penso anche che, se da un lato il Sacramento conferisce i poteri propri dell’Ordine, dall’altro per definirsi successore degli Apostoli, di quegli Apostoli, bisogna continuare la loro missione. A proposito di ciò, il testo che abbiamo letto dal libro degli Atti conclude con “Il Signore aggiungeva al loro numero ogni giorno quelli che venivano salvati”. Lungi da noi il pensare di essere salvatori di anime, il Signore agisce nei cuori di ciascuno. Il Signore opera quel risveglio spirituale che fa sì che le persone tornino a Lui prima o poi. Il Vescovo è un custode, un aiuto per coloro che sono salvati in questa vita e in questa terra. Un faro che attorno a sé raduna persone che lavorano al proprio risveglio in Cristo e che si ritrovano per camminare insieme. Un aiuto per il popolo di Dio una mano tesa pronta a rialzarli se dovessero inciampare lungo il cammino. Per questo l’ordinazione conferisce i “poteri sacramentali”. Siamo fari che puntano a Cristo. Da Lui proviene la luce che emettiamo e per mezzo di Lui questa Luce si fa più intensa quando diveniamo Suo strumento nella amministrazione dei Sacramenti.

Non vi è quindi automatismo nell’essere successore degli apostoli. Un Vescovo lo è quando fa tutte queste cose.

Nessuno può ricevere lo Spirito Santo se non attraverso il Signore Gesù Cristo, poiché è Lui che fa procedere lo Spirito Santo dal Padre. Lo Spirito Santo non diventa mai "nostro", ma rimane costantemente del Signore. Questo ci ricorda che il vescovo è chiamato a essere umile, riconoscendo che la sua autorità e guida provengono da Dio, non dall’uomo. La sua missione è di custodire la fede, non di possederla, e di condividere la ricchezza della grazia divina con il popolo di Dio.

Ricordiamoci anche che la verità divina non è trasferita da un individuo all'altro, ma fluisce dal Signore. Il vescovo, come tutti, è chiamato a non smettere di camminare. Se il ruolo del Vescovo (così come quello del Sacerdote) è quello di prestarsi quale strumento attraverso il quale la grazia divina raggiunge il popolo di Dio, è pur vero che il dono più grande che Dio gli fa è quello della comunità. E’ da questa che il Vescovo continua a imparare. E’ in questa che il Vescovo vede l’immagine di Dio, modello attorno al quale ogni fratello e ogni sorella sono stati creati. E’ in questa che il Signore si manifesta e fa sentire la sua presenza. E’ ciò è anche un monito del Signore: attenzione, aver ricevuto la pienezza dell’Ordine Sacro non vi rende figli migliori o dei super-sapienti guru. Come ci ricorda l’Apostolo Tommaso, non è in alto che bisogna guardare per trovare il Regno di Dio, se così fosse “gli uccelli ne saprebbero più di noi e vi arriverebbero prima”.

+Giovanni

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