La Disputa di Shiva contro Gesù - di Paul Sédir
GESÙ, poiché è il più grande, è andato in cerca di Shiva; e camminano i due, fianco a fianco, nella giungla oscura e fitta. È la seconda parte della notte. Tra le ombre si avvertono i rumori delle fiere in agguato. Solo le scimmie e gli uccelli dormono, sui rami più alti. Di tanto in tanto, in fondo a una valle lontana, il colpo di tromba di un elefante trafigge il silenzio. Oppure le volte della foresta che prolungano il rauco latrato di una tigre sul punto di balzare; o gli ululati di un branco di lupi che stanano un cervo.
GESÙ e Shiva sono quasi della stessa statura; ma Shiva appare più alto, perché è snello, nero e nudo. Ha un corpo flessibile e pieno, e muscoli ondulati. Il suo volto è come il basalto, immobile, terrificante al punto di sembrare insensibile; non ha rughe, né peli; lunghi capelli lisci, in parte raccolti, e grandi occhi fissi, con le palpebre semichiuse, dallo sguardo estatico. Le narici sono leggermente sollevate a causa dell'agitazione del cuore. Talvolta sembra che le sue braccia, pur restando immobili, si moltiplichino e vibrino intorno a lui come tentacoli di piovra; e così anche le sue gambe, a volte. Ma il busto resta sempre monolitico e il volto privo di espressione. Le sue labbra non si muovono quando parla e la sua voce è come il mormorio del mare in una conchiglia.
Porta con sé tutti i suoi attributi: il bambù a sette nodi è infilato nella capigliatura; il cordone brahmanico attraversa il suo petto; egli regge la conchiglia, il disco, la coppa e la spada. Avanza al centro di un cerchio di teste recise e striscianti che procedono con lui e, spesso, le foglie che egli sfiora seccano; le pietre che tocca con il piede si sbriciolano; uccelli e scimmie cadono morti, così come altre bestie, quando incrociano la sua pupilla, che tuttavia è rivolta all’interno di sé stesso.
Quanto a GESÙ, egli è vestito di bianco; tunica e mantello sono quelli di un Viandante. Tiene un bastone di frassino; ha spalle molto larghe; da ciò che si intravede delle braccia e delle gambe, pare un corpo atletico; porta la testa alta; cammina a grandi passi elastici, e si muove come se, in ogni istante, potesse balzare dalla terra.
Le sue mani sono muscolose, ammirevoli; frontalmente, la sua testa è larga e potente; di profilo, elegante e forte. La carnagione è chiara e vigorosa; le linee del volto sono scultoree; l’ossatura fine e definita; il viso è pieno di rughe, il cui gioco rinnova l’espressione all’infinito. E sembrerebbe, a ogni istante, che egli abbia appena vinto una sofferenza sovrumana. I capelli sono folti e ondulati; la barba è corta.
Mentre Shiva ha l’aspetto di un’apparizione, GESÙ è vivo, vigoroso, attento a tutto, con lo sguardo lucido e la voce piena. Quando, camminando, egli tocca con il piede o con la mano il ramo o l’animale che il contatto con Shiva ha fatto morire, il ramo rinverdisce e l’animale ritorna alla vita. Ma Shiva non vede queste cose; non guarda che sé stesso.
Lungo il cammino incontrano come fantasmi: un asino spelacchiato, un bufalo moccioloso, un coccodrillo dal fiato fetido, serpenti, yogi nudi, cortigiane, pagode in rovina, guerrieri dagli occhi rossi. Tutte queste apparizioni rendono omaggio a Shiva, e GESÙ le osserva sorridendo; ma egli resta solo: nessuno lo riconosce.
E Shiva parla con un poco d’inquietudine, di timore, di disdegno. GESÙ non sembra avvedersi di tale ostilità; egli ha la calma di una potenza invincibile.
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SHIVA
Io sono in tutto e dappertutto. Io sono l’Inconoscibile. Io sono l’Attrazione universale. Io sono l’Invincibile, il Grande, il Nero. Io sono il Tempo, il grande distruttore. Mia sposa è lo Spazio, inafferrabile e permanente, che si offre senza sosta e ovunque, a me e ai miei discepoli.
GESÙ
È il Figlio ad essere in tutto e dappertutto. Se tu sei l’Inconoscibile, come possono gli uomini raggiungerti? Tu sei vinto dall’Amore; spogliato delle spoglie delle tue vittime, non sei che un dio debole; poiché il tempo e lo spazio non sono che figli del Padre mio.
SHIVA
Io sono l’io. Io sono il non-io. Io sono la sorgente. Io sono l’iniziatore di tutti i mondi. Io sono Lui. Io sono Me. Io sono il supremo. Io sono il tutto. Io sono la conoscenza. Io sono gli attributi. Io sono senza qualità. Io sono duplice e unico. Io sono tutti gli opposti. Io sono l’essere e il non-essere. Io sono la coscienza universale. Io sono il simile e il diverso. Io sono il nato e l'innato. Io sono ciò che non esiste. Io sono indipendente. Io sono senza corpo, senza sostegno, senza legame. Io sono il vigilante. Io sono il distruttore. Io sono l’agente. Io sono il frutto del silenzio. Io sono fuori dai luoghi e dai tempi. Io sono immutabile, nudo, libero. Io sono emancipato senza emancipazione. Io sono immobile, permanente, immutabile. Io non sono né l’essere né il nulla. Non vi è nulla di simile a me, né di diverso da me.
GESÙ
Poiché tu sei l’io, sei votato alla schiavitù. Poiché tu sei il non-io, sei promesso al nulla. Tu non sei l’iniziatore, poiché combatti la vita. Tu non sei il tutto, tu sei un dio. Tu neghi la creazione, e sei vittima del tuo stesso egoismo. Ciò che tu credi di essere non lo sei se non nei limiti della potenza che il Padre ti lascia assumere per un tempo. Non sai forse che ai suoi occhi tutto l’universo è più piccolo di un granello di sabbia? E tu, se benevolmente per un istante volessi abbandonare la menzogna artificiosa della tua apparenza, cosa sei, dentro questo granello?
Tutti gli esseri sono nati, e tutti portano in sé qualcosa di eterno, e tutti possiedono ciò che non esiste. Tutti gli esseri sono liberi; tutti gli esseri vegliano, distruggono, agiscono. Tutti sono simili e differenti. Che cosa hai che non sia stato donato a tutti?
A tratti, la parola di GESÙ irradia luce; essa lacera la notte della giungla, e il corpo nero del grande dio sembra volatilizzarsi; ma si ricompone l’istante seguente, più immobile e più implacabile.
SHIVA
Per opera mia tutto questo universo è ridotto in polvere, come le ceneri sacre sull’altare del sacrificio. Ciò che non è manifestato dalla parola, ma ciò per cui la parola esiste, sono io.
Ciò che non può essere concepito dal pensiero, ma ciò grazie a cui il pensiero opera, sono io.
Ciò che l’occhio non può vedere, ma Colui grazie alla cui luce esso vede, sono io.
Ciò che l’orecchio, la lingua, il naso né le mani possono udire, gustare, sentire o afferrare, ma ciò per cui essi vivono, sono ancora io.
GESÙ
Sì, tu sei un fuoco, tu sei una fiamma oscura, nera, livida e gelida. Tu non vuoi sottometterti e preferisci disseminare attorno a te ciò che chiami le centootto forme della morte.
Ma tu non sei — qualunque sia la tua rivolta — che uno strumento nella mano infinitamente buona del Padre mio.
Ti sei posto — e hai finito per credere nella legittimità della tua usurpazione — ti sei posto al di sopra di tutte le forme create, dimenticando che tu non esisti se non per mezzo loro, che tu non sei che il centro vuoto attorno al quale la sostanza si agglomera, nel mondo dei fluidi.
O vecchio Shiva, io ti compiango!
SHIVA
Io sono il re dei serpenti. È il mio sguardo che si trova nei loro occhi quando essi affascinano le loro prede; quando essi ibernano, è grazie alla mia immutabilità; quando si slanciano per combattere, è grazie alla mia ubiquità. Io sono Kâla-Nâga, il serpente nero, e Garuda, l’avvoltoio di Vishnu, non osa scendere troppo vicino a me.
Ciò per cui gli esseri si manifestano, quel Verbo che gli ignoranti dicono essere tu stesso, o Cristo dal volto chiaro, sono io il suo sostegno. Vi sono miei fedeli che sono scesi nel loro proprio inferno; là hanno visto i due draghi di ghiaccio: il rosso e il bianco; li hanno visti unirsi sibilando e irrigidirsi in uno spasmo di morte; e il figlio del loro amore, il figlio della loro agonia, è il mio toro dalla possente groppa e dalle quattro corna, e la sua coda sono i due antichi serpenti; e la sua voce è il loro connubio.
E così, i miei due fedeli draghi, il maschio e la femmina, dormono nell’inferno dell’uomo; e quando l’uomo temerario li risveglia, essi soffrono di vivere ancora, e combattono, si levano, le loro teste percuotono il capo del discepolo, e la loro voluttà stringe il suo cuore, e i loro spasmi scuotono i suoi nervi, e la loro unione, nel momento in cui si consuma, lancia l’anima del mio Yogi al di là di questa terra, con un grande grido; e, montato sul dorso del mio bufalo, il mio Yogi viene verso di me senza fretta e senza sosta.
GESÙ
È vero, tu affascini; ma non sarà forse perché tu non hai più enigma? I tuoi occhi, o ostinato, non vedono più per avere troppo fissato. Tu scorgi un solo aspetto del mondo, una sola via tra milioni di vie, un solo lavoro tra milioni di opere, un solo fine; ignori la vita assoluta, non hai mai posto piede sul sentiero dove confluiscono tutti i sentieri, non hai mai iniziato l’opera che riassume tutte le opere; credi di essere nel Centro dei centri, e invece sei assiso in basso, quasi nel fondo dei luoghi inferiori.
Tu ti proclami il grande uccisore, ma ti nutri delle tue uccisioni, mentre avresti dovuto vivere la morte tu stesso; tuttavia la conoscerai presto, appena questo sole giallo che ci illumina entrerà nella Bilancia.
SHIVA
Il mio pianeta è la Luna, quella che corre nel grande deserto, al centro dei sette luoghi, dove s’innalza il monte Kailāsa. Perciò, io sono il capo della muta funebre di Yama, dio dei morti; io regolo le dieci specie di morte e le dieci specie di agonie. Sotto il nome di Yamunā, io sono il canto; sotto il nome di Chitra-Gupta, io risolvo gli accordi dell’armonia delle sfere.
GESÙ
È il Signore della Vita il vero Dio; Egli è il mio Padre, è il mio Signore. Egli è anche tuo Padre e tuo Signore, che tu lo accetti oppure no. A Lui ti sottometterai.
SHIVA
Io sono le sette corde della lira, io sono la lira, io sono il musicista, io sono il Suono. Io sono le sette fasi dell’unione, io sono l’Unione, io sono l’Uno, io sono l’Unificatore.
GESÙ
Tu non sei il Suono, tu sei solo un suono. Tu non sei la Via, tu sei una via. Poiché hai rifiutato dei lavori, hai rifiutato dei calici, hai rifiutato delle luci; per questo mio Padre, nostro Padre, ti ha dato, o vecchio fanciullo, la solitudine che desideravi. Resta solo dunque, finché la disperazione non venga a te.
SHIVA
È a me che si rende culto nei dodici Jyotirlinga, sul monte Sheshakal, sotto la forma di Kārttikeya Swāmi, il Comandante Supremo. È in mio onore che i bramini puranici redigono i Mahātmya.
GESÙ
Guai a te, creatura della notte, per le preghiere che ti implorano, per i poveri cuori che ti adorano, per gli sforzi commoventi delle piccole intelligenze umane che faticano verso la delusione del tuo mistero. Il giorno è vicino in cui, sotto la mia vera forma, il Padre mi invierà per farti rendere conto.
SHIVA
La mia città è Kāśī, che il volgo chiama Benares; essa è il mio potere supremo, la Beatitudine-ineffabile, la Pace-Immobile; essa è lo spazio intellettuale, la mia dimora; essa è la caverna fra gli occhi, la tenebra da cui spuntano le due fiaccole. Essa è la residenza regale del Distruttore-delle-Tre-Città: me. Io volatilizzo il corpo grossolano nel suo doppio sottile, questo doppio nel corpo mentale, e quest’ultimo nel Monosillabo inarticolato.
La mia città è la mia sposa; essa è l’identità finale, la conoscenza, l’illusione radicale. Essa è l’oscura, l’innata, la permanente; essa contiene il bianco, il rosso e il nero; essa si estende dall’attivo al passivo; essa è l’impugnatura del mio tridente; essa è il sepolcro dell’io e del non-io; essa si trasforma in un giardino di delizie.
GESÙ
La mia città è tutto questo immenso universo; io lo amo nelle sue magnificenze e nelle sue cloache: le une e gli altri hanno valore uguale agli occhi di mio Padre. Io non sopprimo nessuna delle sue energie, neppure le più vili, poiché è mio Padre che le ha create, e tutte operano per la Sua gloria. Io sono queste energie, le dirigo, le guarisco, le purifico, le conduco verso Colui che riposa in me.
SHIVA
Mia sposa è la Terribile, la Sanguinaria; le sue dieci braccia sono i dieci signori che flagellano gli uomini pigri al lavoro; la sua cavalcatura è il leone dell’energia; i suoi piedi schiacciano i demoni. I suoi figli sono la saggezza e l’opulenza; essi amano le loro sorelle e danno così agli uomini il pensiero e l’azione.
Mia sposa è la volontà ascetica, è il miracolo, è il plesso solare, è la dispensatrice d’immortalità, è la fabbricatrice dei cinque elementi che si divorano reciprocamente.
GESÙ
Mia sposa è l’esercito delle anime dei miei amici; nel loro cuore io riposo, sono la loro forza, la loro intelligenza e il loro amore. Io mi dono a loro qualunque cosa essi facciano; ovunque, sempre, essi sono ebbri del vino della mia beatitudine; per mezzo mio essi vincono; la loro arma è l’invincibile dolcezza; essi non sono duri verso i loro fratelli; li amano, come io, loro fratello maggiore, li amo. Essi non uccidono, essi guariscono; non distruggono, essi restaurano. Non sono angeli di lutto; essi portano il mio sollievo, la mia gioia, la mia luce, che è quella del mio Dio.
SHIVA
Io sono la metafisica, io sono il noumeno, io sono la penitenza, io sono il fuoco che consuma. Vishnu-Tartaruga, che sostiene il mondo, non è che uno dei miei aspetti. Ma, per i miei fedeli, la mia statura è il silenzio. Io sono l’unità del pensiero, del nome e della forma. Io sono dunque il libro, l’incantazione e il mistero. Io sono lo zero, l’immobile, il perpetuo. Io sono il Sé.
GESÙ
Tu non sei che un’apparenza di gnosi, di pensiero, di unità. Il tuo silenzio è il mantello del vuoto; il silenzio del regno di mio Padre è il vestimento della vita assoluta.
SHIVA
Il mio toro non lascia vedere che successivamente le sue quattro corna. La quarta, tutto l’universo la vede; la terza, solo i sognatori la scorgono; la seconda, il saggio l’ode senza il soccorso delle orecchie; ma la prima è riservata al liberato.
GESÙ
Per quanto tu voglia farlo credere, o Iniziatore-dei-Luoghi-Oscuri, tu non sei il Verbo, poiché vi sono esseri che tu disprezzi e che fai soffrire deliberatamente.
SHIVA
Sono io che faccio cessare per sempre il triplice dolore; io sono il centralizzatore del soggetto, dello strumento e dell’oggetto; io sono il testimone della veglia, del sogno e del sonno informe; io guardo gli esseri agitarsi negli inferi, nei pianeti e nei paradisi. Io sono l’egoismo senza il quale nessuno può operare; io sono, nell’uomo, la coscienza della sua coscienza.
GESÙ
Il dolore ha diritto alla vita, o sapiente! Tu fai male nel bandirlo da ogni luogo; tu lo assassini. Accoglilo dunque, dio dal cuore di pietra; lascialo nutrirsi di te; esso ti ricompenserà con un dono prezioso.
SHIVA
È verso di me che vanno i desideri del giovane studioso, le fatiche del padre di famiglia, le meditazioni dell’asceta nella foresta e la serenità indifferente del mendicante nudo.
Io sono Shiva che contempla lo splendore degli oggetti sensibili. Io sono Shiva che contempla i movimenti mentali del sogno. Io sono Shiva che contempla la tetra oscurità quando la mente è svanita. Io sono Shiva che contempla ogni cosa, che sono puro e beato nell’estasi.
GESÙ
(non risponde, ma contempla con compassione la forma oscura del dio e le sue pupille rovesciate).SHIVA
Grazie a me, i miei discepoli abbandonano le gioie dei sensi; poi abbandonano il desiderio di possedere e il piacere di non possedere nulla; poi ciò che le leggi chiamano giusto e ingiusto; poi ciò che i filosofi chiamano verità o errore; infine abbandonano quella stessa intelligenza mediante la quale hanno lasciato tutto il resto.
GESÙ
Credi dunque, o saggio dal cuore oscuro, che nostro Padre abbia posto qualcosa in questo mondo affinché non ne facessimo uso? I sensi dell’uomo, e la sua morale, e le sue idee sono utili, rispettabili, preziose. Quando comprenderai che nulla deve essere disprezzato?
SHIVA
Sono io, Shiva il Benevolo, che dispenso le tre forme di salvezza: quella nella quale il mio fedele, unito a me, raggiunge la mia dimora; quella nella quale egli riprende una forma analoga alla mia; quella nella quale risiede al mio fianco.
GESÙ
Tu non salverai nessuno mediante l’immobilità. L’inerzia è un’offesa al mio Padre. Vi è una sola salvezza, e non è lontana, né nascosta, né complicata: essa consiste nel vivere. Vivendo, la creatura giunge a me, si unisce a me, io mi dono a lei, e insieme ci offriamo al nostro Padre. Tale è la liberazione, o sofista.
SHIVA
Io risiedo nell’indice e nell’anulare; la mia sposa Oumà siede nel palmo della mano. Così io sono il suono eterno, l’inspirazione, la gnosi, la testa del cigno divino; ella è la forma temporale, l’espirazione, la gnosi, la coda del cigno. E le nostre nozze misteriose sono il germe dell’universo, il fuoco vitale, l’unione, il corpo del cigno.
GESÙ
La prova dell’amore è il sacrificio; i miei amici mi amano senza riserva, perché ho dato la mia vita per loro. Ma i tuoi discepoli ti temono soltanto.
SHIVA
Nel corpo sottile del discepolo, io sono il loto bianco a dodici petali, che fa battere il suo cuore e mediante il cui potere egli percepisce la forma degli oggetti, nutriti dallo spazio solare.
Sono anche il loto nero a sedici petali, che presiede alla parola e che proviene dallo spazio lunare.
Sono inoltre il loto color rubino a due petali, posto tra i suoi occhi, mediante il quale egli pensa, giudica, si determina e si conosce.
Infine, sono il supremo Iniziatore, il loto dai mille petali, che risplende sulla sommità del capo come un sole, e sul cui calice l’anima si posa prima di prendere il volo.
Io sono la sestupla estasi:
– l’estasi indefinita, dove tutto appare indistinto nella mia luce divina,
– l’estasi innominabile, dove i nomi scompaiono,
– l’estasi indeterminata, senza direzioni,
– l’estasi certa, dove il dubbio si dissolve,
– l’estasi immutabile, senza più mutamenti,
– l’estasi amorfa, dove non resta nulla.
GESÙ
Per la massa delle creature, io sono la loro luce centrale, per cui esse esistono fin dall’inizio del mondo.
Per il piccolo numero dei miei eletti, io sono tutto in essi: l’energia dei loro muscoli, la sottigliezza dei loro nervi, i battiti del loro cuore, la durezza delle loro ossa. Io sono i fluidi splendenti che scorrono in loro; sono io che nutro il loro pensiero, che accresco il loro cuore, che abbatto i limiti della loro sensibilità; sono io che mando i miei angeli a confortarli; è mediante la forza con cui li rivesto che gli esseri si rivelano a loro; è il nutrimento che porto loro dalla mensa del Padre che li rende instancabili; poiché quel pane sono io stesso, ed è del mio sangue che li disseto.
SHIVA
Attiro a me coloro che devono essere miei discepoli mostrando loro l’irrealtà delle cose, insegnando loro a compiere il dovere per se stesso, senza speranza di ricompensa.
In questo modo essi acquisiscono una calma padronanza di sé; non agiscono più senza piena coscienza, praticano l’indulgenza verso tutte le creature e la tolleranza verso tutte le opinioni e le leggi; diventano impassibili; nulla li ferisce o li raggiunge; con gli occhi fissi su di me, nessun oggetto interno o esterno li turba più, ed essi credono in me senza cedimento, benché non abbiano ancora percepito nulla di me.
È allora che, avvicinandomi a loro, li faccio morire attraverso dieci tipi di agonie:
– Uccido i demoni che, in loro, li spingono a creare il male mediante la parola, il pensiero, l’azione.
– Uccido i demoni che li inducevano a pensare, parlare e agire contro il loro cuore, contro di me.
– Uccido i demoni che instillano in loro la cupidigia intellettuale, fisica, mentale e magnetica.
– Uccido i demoni che li incitano alla generazione, alle voluttà sottili e a quelle grossolane.
– Uccido i demoni che accendono in loro il fuoco dell’ira.
– Uccido i demoni che li spingono a disobbedire alle leggi, affinché siano calmi sia nell’astensione sia nell’azione.
– Uccido i demoni della rivolta, affinché i miei discepoli sopportino allo stesso modo pena e piacere.
– Uccido i demoni che turbano il loro cuore quando ricchezza o miseria li visitano.
– Uccido il demone della gola che ottenebra il loro intelletto.
– Insegno loro a sfuggire alla malattia fisica e spirituale mediante l’igiene e mediante dieci osservanze religiose.
Quando hanno vinto questi nemici, voglio che i miei fedeli vincano l’impazienza dei loro nervi e la goffaggine dei loro arti. Mostro loro sessantaquattro posture la cui pratica uniforma le pulsazioni delle loro arterie.
Quando sono padroni del corpo, insegno loro a dominare la vita regolando la respirazione in otto modi differenti. Così il loro corpo si alleggerisce; mangiano e dormono meno; il loro involucro fluido cresce.
A questo punto i miei discepoli mi scorgono, e scelgono quale dei miei aspetti desiderano unirsi:
– alcuni vedono la bellezza del mio corpo e la copiano equilibrando i fluidi magnetici solare e lunare; costoro ringiovaniscono, la fame, la sete e il sonno non li toccano più; la donna più voluttuosa non li scuote;
– altri vedono le mie azioni e le imitano nella mia beatitudine; essi mi raggiungono sotto la mia forma di Distruttore;
– altri cercano la mia voce nelle voci della Natura e, attraverso dieci gradi, giungono al vuoto primordiale nel quale muggisce il mio toro;
– altri ricordano una mia parola e la ripetono con i riti necessari, mille volte al giorno, per dieci o vent’anni; costoro mi raggiungono sotto il mio aspetto seminale;
– altri mi amano; mi dipingono, mi scolpiscono, mi edificano templi, mi offrono sacrifici, mi cantano inni come innamorati; costoro si uniscono a me quando io stesso mi unisco alla mia sposa, la Distruttrice;
– altri applicano su di me lo sforzo della loro meditazione, ed io appaio loro come il principio razionale dell’universo;
– altri mi cercano attraverso lo studio delle proprietà degli esseri; mi trovano intento al mio lavoro di purificatore;
– infine altri mi cercano dentro se stessi e, non trovandomi né nel corpo grossolano, né nel corpo sottile, né nel corpo mentale, né nel corpo causale, salgono fino alla percezione dell’anima eterna e scoprono che quell’anima sono io stesso.
Soltanto essi sono i Liberati.
GESÙ
Io ero là quando il mio Padre seminò nella pianura del Nulla i germi del mondo.
Fin da quel giorno ho conosciuto coloro che sarebbero diventati miei. Li ho seguiti, li ho soccorsi.
Non ho ucciso nulla di ciò che il Padre aveva posto in loro; con cura paziente ho mutato il loro orgoglio in indulgenza, la loro collera in dolcezza, la loro invidia in compassione, la loro cupidigia in amore, la loro pigrizia in lavoro, la loro gola in penitenza, la loro lussuria in purezza.
Ho reso limpida la loro memoria, netto il loro giudizio, serena la loro volontà.
Mi sono donato a ciascuno nella misura in cui ciascuno poteva ricevermi; e accogliendomi, hanno accolto il Padre.
Li ho liberati gradualmente dai tiranni, dalle leggi e dai riti.
Così, mi sono fatto piccolo per i piccoli; essi non mi temono; sono i miei familiari.
Ciò di cui hanno bisogno, io lo chiedo al Padre per loro, e il Padre ce lo dona subito.
E i miei amici percorrono le vie di questo vastissimo universo, nella gioiosa libertà dell’Amore; e l’Assoluto, Dio, l’Inconcepibile è con loro; lo Spirito dimora nel loro corpo e nella loro anima, senza limiti, senza misura, perché essi mi hanno amato sopra ogni cosa.
Questa è la mia via, o oscuro yogi. Questo è il sentiero che tu percorrerai un giorno, quando avrai esaurito la coppa del tuo orgoglio.
Ma prima, continua il tuo cammino: consuma le conseguenze del tuo volere.
E ai primi raggi del sole nascente, tra il risveglio degli uccelli, il chiacchiericcio delle scimmie e l’echeggiante squillo degli elefanti presso il lago, GESÙ si ritornò verso Nord, verso le nevi eterne; e Shiva prese il suo riposo, seduto nella postura del loto, nel cavo di un albero abitato dalle vespe.
Traduzione automatica dal francese effettuata con ChatGPT.
Originale: https://livres-mystiques.com/partieTEXTES/sedir/shiva1.html

