Omelia 03/12/2023 - I Domenica d'Avvento

La Comunità "Santi Columba e Brigida" si è oggi riunita per celebrare l'ingresso nel tempo d'Avvento. Abbiamo celebrato l'Eucaristia in spirito ecumenico, omaggiati dalla visita di alcuni amici di una Chiesa sorella che opera sul nostro stesso territorio regionale.

Condividiamo con piacere l'Omelia odierna.





Cari fratelli e sorelle,

Sono felice di poter condividere questo momento di celebrazione con persone che formalmente appartengono ad un’altra giurisdizione ecclesiale, alle quali siamo legati da una sincera amicizia che dura da diversi anni e con le quali abbiamo avuto momenti di confronto nel corso del tempo, anche per condividere le tappe dei rispettivi cammini.

Non è mai piacevole quando in nome di una etichetta, nel nostro caso l’appartenenza a una chiesa particolare, escludiamo la possibilità di relazione. Dopotutto, operiamo apparentemente sotto la bandiera della chiesa. La verità è che la nostra bandiera è Cristo. Questo ci accomuna.

Come più volte ho ribadito in altre occasioni, le dottrine particolari esistono per accontentare le persone. La dottrina particolare di questa chiesa o di questa confessione “mi risuona”, quindi la seguo. Diventa un qualcosa di soggettivo, una verità individuale, una verità al servizio della Verità (V maiuscola). Perchè a questo serve: tradurre l’assoluto ad esseri relativi, far conoscere l’Eterno ad esseri limitati.

Limitati in tutto: abbiamo un perimetro entro il quale ci muoviamo e siamo: nasciamo, invecchiamo, moriamo. Facciamo esperienza del mondo e della realtà che ci circonda, elaboriamo l’esperienza con un mezzo limitato che è il nostro cervello; la conoscenza che ne otteniamo è a sua volta filtrata attraverso la cultura e le diverse variabili ambientali che hanno contribuito a plasmare il nostro essere.

Nel Salmo 62 il salmista dice: “Una Parola ha detto Dio, due ne ho udite io”. Non è forse un atto di umiltà quello di riconoscere i nostri limiti? Pensare, “mah forse non ho udito bene”. Mettersi in discussione e aprirsi al confronto.

Perché dico questo? Perché noi tutti della Comunità abbiamo sperimentato l'imposizione di atteggiamenti di chiusura verso l’altro: “Ah, questo non è aderente”, “Ah, questo ha un concetto diverso dal nostro”, "Questo non mi piace"...eccetera eccetera eccetera. Mille scuse per escludere chi non è del tutto allineato. Ma chi esprime giudizi, ha sempre la certezza di essere nel giusto?

Come ho detto all’inizio, operiamo sotto la bandiera di Cristo. Tutte noi comunità e chiese indipendenti. L’unica Verità che abbiamo è Lui, Cristo.

Verità che a noi si comunica, che non richiede particolari ragionamenti per essere compresa. Chiede partecipazione. A cosa partecipiamo in momenti come questo? Al Mistero stesso di Cristo. Chi conosce il greco sa meglio di me che la parola deriva da un verbo che significa “chiudere la bocca”, il mistero è ciò di cui non si parla. I riti misterici, nel passato pre-cristiano, prevedevano l’obbligo del silenzio, perché l’oggetto stesso del rito era un qualcosa che non poteva essere comunicato verbalmente. Un’esperienza del sacro che si comunicava agli adepti mediante la partecipazione al rito. L’adepto faceva esperienza di una realtà più alta e, al di là dell'obbligo imposto di non parlarne non avrebbe potuto fare altrimenti: come imbrigliare l’infinito in una gabbia di parole, concetti e ragionamenti senza, di fatto, trasformarlo nel suo esatto opposto?

Gesù ci ha fatto un grande dono con l’istituzione dell’Eucaristia come mezzo per partecipare al Mistero della Sua incarnazione e del Suo sacrificio. E quale atto di umiltà più grande potremmo compiere se non riconoscerci nella nostra fallibilità e finitezza, starcene zitti davanti al Mistero e prenderne parte tutti insieme. Così comprenderemo che la Comunione tra di noi non è questione di arrivare a concordare su elementi dottrinali, non la costruiamo con ragionamenti o mettendo a sistema elementi comuni. La Comunione è qualcosa di già realizzato, qualcosa che ci unisce nel profondo della nostra esistenza. Che ci lega a quel Mistero che non vive solo nella rappresentazione liturgica dell’ultima cena di Gesù. E' un Mistero che riguarda l’esistenza di tutte le cose, riguarda la Vita che scorre nell’intero universo donata da Dio stesso a tutte le Sue creature.

Socrate diceva che “la conoscenza nasce dallo sfregare delle idee”. Se scopo dell’esistenza è riconoscersi come immagine di Dio e a Lui ricongiungersi. L'unità nella diversità non può essere altro che un mezzo di salvezza per risalire lungo l’abisso in cui l’Uomo è decaduto. Per tornare a Dio è necessaria la Conoscenza ed essa si sviluppa nella relazione con l’altro. E’ attraverso l’altro che il Signore opera nel mondo.

Sia lodato Gesù Cristo.

Giovanni+


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