Lettera pastorale Natale 2024
Cari fratelli, sorelle, amici e amiche della nostra piccola chiesa,
ci prepariamo a festeggiare il Natale e, da qui a una settimana, a chiudere questo 2024 che è stato denso di novità. In questo anno la nostra comunità ha trovato la sua piena autonomia sacramentale a cui è seguito il dono di nuovi ministri ordinati.
Non sono mancate nel corso dell’anno le occasioni di celebrazione comunitaria tra di noi e con realtà amiche. Le differenze di vedute non ci hanno privato della gioia di partecipare insieme del Mistero dell’Eterno Sacrificio del Cristo che nel perpetuarsi dei cicli cosmici sempre si rinnova.
Il Natale è un giorno speciale, nel quale non soltanto commemoriamo la venuta al mondo della Parola incarnata, ma viviamo un momento che ci avvicina realmente a Dio. Come disse il Vescovo Leadbeater nel suo The Hidden Side of Christian Festivals: “[il Signore] nella Sua benevolenza - poiché molti dei Suoi figli non sono ancora in grado di toccare i Piani superiori dove la luce della Sua Presenza è sempre più intensa - ha stabilito dei momenti in cui sarà più facile per gli uomini avvicinarsi a Lui. Il Natale è un momento in cui questa opportunità è vicina e tangibile [...] maggiore, rispetto ai tempi ordinari. Ci sono certi momenti in cui certe energie sono più facilmente disponibili rispetto ad altri - quando i ponti sono sgombri, i canali sono aperti; e il Natale è uno di questi momenti. Queste occasioni speciali, queste grandi festività, non sono mere commemorazioni; esse indicano azioni precise da parte del Cristo Vivente, che è il Capo della Sua Chiesa. Tutti i membri della Chiesa sono membri di Cristo, e sono legati a Lui in modo specifico attraverso il battesimo e la confermazione, e ancor più attraverso il Santissimo Sacramento del Suo Amore; essi sono quindi sempre, in una certa misura, sotto la Sua influenza”.
Viviamo sotto la sua influenza costante, ma come ricorda Leadbeater “il sole splende sempre, ma non è sempre visibile a noi sulla Terra, perché le nuvole create dalla Terra si frappongono e lo oscurano. Allo stesso modo, il Divino è sempre presente e irradia continuamente, ma a volte creiamo le nostre nuvole che si frappongono e impediscono a quel potere divino di influenzare le nostre vite. Il grado in cui possiamo beneficiarne dipende da diversi fattori. Prima di tutto, e soprattutto, dipende da quanto lo spirito del Natale è entrato nei nostri cuori. Se siamo riempiti della pace e della buona volontà del Natale, la buona volontà del Cristo stesso può raggiungere i nostri cuori”.
La Storia, come aggregato umano, ha manifestato tale influenza attraverso la nascita di Gesù di Nazareth, grande “Istruttore del Mondo”, ma la portata evolutiva di questo evento ancora deve terminare i suoi effetti. Come disse Silesio “Nascesse pure Gesù mille volte a Betlemme, a nulla mi vale se non nasce in me”. E’, infatti, nei nostri cuori che deve lavorare l’influenza Divina e l’occasione del Natale deve darci l’opportunità di aprirci sempre più a tale influenza. Far nascere Cristo in noi significa cooperare al piano divino, trasformarsi per ribellarsi alle forze distruttive che alimentano l’illusione di separazione tra i Figli di Dio e tra Dio e Uomo. Sempre utilizzando le parole di Leadbeater: “siamo uno in Cristo, e conoscere e realizzare pienamente questa verità significa risvegliare il Cristo dentro di noi. Ricordate come è scritto nelle Scritture: "Cristo in voi, la speranza della gloria." È precisamente la presenza di quel principio di Cristo dentro di noi che porta la speranza della gloria a ogni anima umana. Senza di esso, saremmo davvero perduti; quello è il vero Cristo, la fede nel Quale è necessaria per la salvezza”. Salvezza che va intesa come salvezza da noi stessi, dagli istinti più bassi che ci hanno portati verso la Caduta (la quale non è un fatto storico, ma una spirale dalla quale ancora non siamo del tutto risaliti). Salvezza dall’egoismo poichè il suo contrario, l’altruismo, è la “chiave di tutte le virtù” che da origine a tutte le altre.
Il mistico svedese Emanuel Swedenborg vedeva il Piano di Dio come evoluzione dell’uomo verso uno stato dell’essere superiore che definiva angelico. L’uomo che sceglie di seguire consapevolmente l’amore divino e di votarsi all’altruismo si prepara in questa vita alla rigenerazione nel Cielo. Per Swedenborg “Lo scopo della creazione dell'universo è costruire un Cielo angelico proveniente dal genere umano”. (Divino Amore e Divina Saggezza, #329). L’uomo, che dalla Parola è rigenerato, entra in uno stato di continua rigenerazione che continuerà dopo la morte, perfezionandosi nell’eternità e avvicinandosi sempre più a Dio (tornando quindi a quell’Unità fondamentale da cui proviene) in stadi evolutivi in cui in misura via via maggiore “non sono soltanto con Dio, ma sono anche in Dio; e lo stesso, Dio è con loro e in loro” (Arcana Coelestia #363).
Al contrario, coloro che scelgono l'egoismo e rifiutano l'amore divino creano dentro di sé l'inferno, trovandosi infelici in una sfera di amore reciproco e quindi destinati a una condizione infernale, che già viene sperimentata in questa vita. La Parola salvifica incarnatasi sulla Terra ci salva innanzitutto da questo, dall’autocondannarci all’inferno qui e ora, indicandoci una via di (ri)salita verso Dio.
Swedenborg in ogni caso sottolinea come Cielo e Inferno non siano luoghi esterni ma condizioni interne. Senza scomodare la teoria dei corpi sottili, basti pensare come il post mortem sia inteso come dimensione interiore nella quale la nostra essenza spirituale si ritira quando il corpo smette di respirare. Nel primo stadio, detto in alcune tradizioni orientali Kamaloka (assimilabile al Purgatorio) l'individuo si confronta con i propri desideri terreni e gli attaccamenti materiali, che non possono più essere soddisfatti perché il corpo fisico è stato lasciato indietro. Il Kamaloka rappresenta quindi una fase di purificazione interiore, in cui si elaborano e si superano queste inclinazioni, permettendo all'anima di progredire verso stati superiori di consapevolezza spirituale. Essendo un'esperienza soggettiva, il kamaloka non è un luogo fisico, ma uno stato dell'essere, in cui le emozioni, i pensieri e i desideri dell'individuo determinano la qualità dell'esperienza. È considerato un passaggio necessario per liberarsi degli attaccamenti egoistici e prepararsi a una vita spirituale più elevata. L’esperienza può essere più o meno dolorosa. Ecco che il come si vive e il come ci si lascia trasformare dalla Parola di Dio e dalla via del Cristo determina durata e qualità di questo stadio e la capacità di transitare nel successivo, quello della Beatitudine, o Devachan (assimilabile al Paradiso), uno stato di evoluzione spirituale e felicità interiore, in cui l’anima raccoglie i frutti delle sue aspirazioni elevate, avvicinandosi al Divino e alla sua essenza più pura.
Per tornare a Dio e divenire abitanti del Cielo dobbiamo partire da noi stessi e dalle nostre scelte. Dobbiamo lasciarci trasformare e guidare. Faccio mia, e chiedo a chi legge di fare propria, l’esortazione di Leadbeater: “Lasciamo che il Natale entri nei nostri cuori e nelle nostre anime, e cerchiamo, ognuno di noi, di sentire ciò che gli Angeli cantarono tanto tempo fa: prima "gloria a Dio nell'alto dei cieli" e poi, non meno importante, "pace in terra e buona volontà verso tutti gli uomini".
Possa il Cristo nascere in ciascuno di noi e condurci alla Vita eterna.
+Giovanni
- C.W.Leadbeater, the Hidden Side of Christian Festivals;
- E. Swedenborg, Arcana Coelestia;
- E. Swedenborg, Cielo e Inferno;
- A. Besant, Sapienza Antica.