10/12/2022 Omelia

Rubiera, 10/12/2022 - Santa Messa II Settimana d'Avvento

Letture: Sir 48, 1-4.9-11; Mt 17, 10-13



Nel Vangelo di oggi, che si svolge subito dopo la trasfigurazione sul monte Tabor, vediamo i discepoli, in discesa dal monte, fare domande a Gesù sulla venuta del Messia, memori della profezia di Malachia “ecco, io invierò Elia prima che giunga il giorno del Signore”.

Al turbamento della trasfigurazione se ne aggiunge forse un altro. Ma se Elia è già venuto ad annunciare il Signore, se lo zelo e l’energia di Elia hanno animato la missione del Battista. Toccherà forse anche a noi lo stesso destino?

C’è una grande verità in questo racconto evangelico, che accomuna noi tutti che, in vari modi, ci siamo posti al seguito di Gesù. Gesù, infatti, ci conduce in alto, e da qui ci offre una vista sul mondo che abbraccia l’insieme delle cose. Ma non è qui che Gesù vuole che rimaniamo. Pietro vorrebbe accamparsi sul Monte, ma Gesù non acconsente e con i discepoli scende: non è qui che darà frutto ciò che vi ho mostrato, il vostro posto è tra la gente, che dovrete aiutare a salire. Ma sappiate che essi non vi accetteranno, non vi crederanno, non vi riconosceranno. Perché già dentro di loro non sentono ancora quella voce che grida e li chiama.

E’ così anche per noi. Il precursore grida dentro di noi. Ma noi lo riconosciamo? lo ascoltiamo? accogliamo il suo invito?

Ci chiede, infatti, di colmare ogni valle, ribassare ogni monte, raddrizzare i sentieri. Queste tortuosità schermano la voce del precursore.

Non lasciamo che lo scoramento ci faccia sprofondare, né che la superbia ci innalzi, camminiamo rettamente. La voce di colui che grida nel deserto giungerà a noi limpida, la riconosceremo e saremo pronti a incontrare il Signore e, una volta che lo avremo incontrato e ci saremo messi al suo seguito, potremo aiutare gli altri a mettersi in ascolto.

Sia lodato Gesù Cristo.
Giovanni++

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