La Dottrina trinitaria della Chiesa Cattolica Liberale

La Chiesa Cattolica Liberale (LCC) si è sin da subito distinta dal resto delle chiese cattoliche indipendenti per una sua propria posizione teologica. Se è pur vero che agli inizi della sua esistenza le posizioni liberali risultavano "occultate" rispetto alla dottrina preminente della chiesa madre (la Chiesa Vetero-Cattolica delle Isole Britanniche), nel momento delle dimissioni del Vescovo Primate Arnold Harris Mathew e del "passaggio di consegne" a James Ingall Wedgwood nel 1916, la Chiesa non solo cambiò la propria denominazione in Chiesa Cattolica Liberale, ma arrivò a mettere nero su bianco la sua dottrina specifica nelle Costituzioni (Statement of Principles and Summary of Doctrine of the Liberal Catholic Church) e nel testo di riferimento "The parting of the ways", scritto dal Vescovo Frank Waters Pigott come testo di teologia sistematica per la Chiesa nel 1927 [di questo ho già parlato in maniera estesa qui e qui].

Proverò, in questo articolo, a presentare una sintesi della dottrina trinitaria come esposta in alcuni testi di riferimento della tradizione della LCC.


Nel presentare la particolarità della dottrina della LCC è bene premettere che, ancor prima della dottrina, per i "Padri fondatori" vengono la libertà di pensiero, coscienza e ricerca. Riportando le parole di Wedgwood:

"Nella Chiesa cattolica liberale lasciamo i nostri membri perfettamente liberi in materia di fede, perché riconosciamo che il credo di un uomo dipende molto dal suo stadio evolutivo. Man mano che evolve in spiritualità, crescerà anche la comprensione e la conoscenza dei grandi fatti della natura. Perciò, pur possedendo insegnamenti e credenze che presentiamo alla nostra gente, non insistiamo sulla loro accettazione fino a quando loro stessi non ne vedranno la verità. Se sono saggi, li prenderanno come ipotesi di lavoro e cercheranno di renderli realtà vive nella loro quotidianità. Questo è il lavoro che ci attende: cercare di rendere questi insegnamenti materia di comprensione e non solo di fede". [1]

Questo rende possibile la convivenza, all'interno della stessa comunità, di sensibilità spirituali diverse. Fa sì che persone con visioni differenti possano unirsi al coro della Chiesa Universale, recitando lo stesso Credo (può essere utilizzato, ad esempio, il Credo di Nicea o il Simbolo degli Apostoli) accettandolo nella forma, seppur interpretandolo nel proprio intimo in maniera differente.

Vi sono comunque, nel rito liberale, delle formule che possono essere utilizzate in sostituzione dei Credo storici. Il secondo Atto di Fede ben si presta a introdurre il tema oggetto del presente articolo:

Riponiamo la nostra fiducia in Dio, l'Unità indivisa, che abbraccia tutto nell'unità.

Crediamo nella Santa e gloriosa Trinità, che pervade tutto l'universo e che abita anche nello spirito dell'Uomo.

Crediamo in Gesù Cristo, il Signore dell'amore e della sapienza, primo tra i fratelli, che ci conduce alla gloria del Padre, e che è lui stesso la via, la verità e la vita.

Crediamo nella legge del bene che governa il mondo e grazie alla quale un giorno tutti i suoi figli raggiungeranno i piedi del Padre, per quanto se ne siano allontanati.

Ci sforziamo di percorrere l'antico sentiero stretto che conduce alla vita eterna.

Così la sua benedizione riposerà su di noi e la pace per sempre. 

Amen. [2]

Questo Atto di Fede sintetizza la dottrina trinitaria della LCC. Vediamone i punti cardine.


Dio è Uno ma si manifesta come Trinità.

La Trinità è Uno come Dio, tre come potenze manifestate. "L'Uno diventa manifesto come primo essere, signore auto esistente, radice di tutto, padre supremo; la parola volontà, o potenza, sembra meglio adatta ad esprimere questa primaria autorivelazione, perché fino a quando non c'è la volontà di manifestare non ci può essere manifestazione alcuna e finché non c'è volontà manifestata, manca l'impulso per uno svolgimento ulteriore. Segue il secondo aspetto dell'uno, La Sapienza; il potere è guidato dalla Sapienza e perciò è scritto: senza di me [la Sapienza] niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. Quando questi aspetti della volontà e della Sapienza sono rivelati, un terzo aspetto deve seguirli per renderli efficaci: l'intelligenza creatrice la mente divina in azione. [...] Questi tre sono inseparabili e indivisibili, essendo tre aspetti dell'Uno. Si può pensare alle loro funzioni separatamente per amore di chiarezza, ma non si possono disgiungere. Ognuno è necessario, ciascuno é ognuno ed è presente in ciascuno". [3]
In questa visione "il Padre è la Coscienza trascendente al di là di ogni relatività; il Figlio è l'estensione di quella Coscienza nell'Energia Primaria che è lo Spirito Santo che si manifesta come creazione. Il Padre è il Dio impersonale e il Figlio è il Dio personale. Lo Spirito Santo è il potere trasformativo che ci fa salire la scala evolutiva da un singolo atomo di idrogeno alla divinità". [4]


Dio è allo stesso tempo trascendente e immanente.

L'universo non è separato da Dio, ma esiste in quanto partecipe del respiro della Vita Divina che continuamente lo sostiene e lo vivifica. Tuttavia, Dio non è completamente identificato e limitato dal Suo universo ma lo trascende. "Dio è infinito, onnipresente, onnisciente e onnipotente; senza inizio e senza fine; trinità e unità. Totalmente al di fuori di tutte le cose eppure contemporaneamente dentro tutte le cose. [...] Quando pensiamo a Dio come esterno a tutte le cose diciamo 'Padre', e quando pensiamo a Dio come interno a tutte le cose diciamo 'Figlio'. Ma è pur sempre dell'unico Dio che stiamo parlando". [5]


La Trinità abita nell'Uomo e l'Uomo è divino in natura.

Diretta conseguenza del punto precedente è che la stessa Trinità alberga nell'Uomo. Non vi è separazione tra Dio e l'Uomo e, in virtù del suo essere a immagine di Dio, l'Uomo ha in sé il potere di conoscere Dio. "L'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, riflette in sé i tre attributi dominanti delle tre Persone della Trinità: volontà, saggezza e attività creativa." [1]
"Gli esseri umani sono triplici, essendo immagini della Trinità. L'essere umano è composto da uno spirito e da un corpo, certo, ma c'è una terza componente che ha un'importanza fondamentale: un livello psichico che collega il materiale e lo spirituale e che permette al materiale e allo spirituale di comunicare". [4]
Corollario dell'immanenza divina è la divinità dell'Uomo, sia di "tutta l'umanità collettivamente che di ogni individuo in particolare". [6]
"L'uomo, fatto a immagine di Dio, è egli stesso divino per essenza, una scintilla del fuoco divino. La Divinità che si è manifestata pienamente in Gesù Cristo, si sta gradualmente dispiegando in ciascuno di noi, fino a quando non giungeremo all'uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo. Lo Spirito usa l'anima e il corpo per entrare in contatto con i vari mondi dell'essere, attraverso i quali facciamo quelle esperienze che gradualmente portano alla manifestazione della nostra divinità latente". [1] Ciò permette di introdurre altri due temi di grande importanza: la figura di Gesù Cristo e il cammino evolutivo dell'Uomo.


Gesù Cristo.

Nel secondo Atto di Fede della LCC ci viene presentato Gesù come fratello. Condividendo tutta l'umanità la paternità di Dio, ne consegue che siamo tutti fratelli. Gesù ha condiviso con noi la stessa natura umana. Il punto su cui insiste la LCC è che con Gesù condividiamo anche la natura divina, seppur la nostra è solo latente e in potenza mentre quella di Gesù pienamente realizzata. Per questo motivo non è lecito pensare che la visione della LCC sminuisca la divinità di Gesù, né tanto meno il suo ruolo di Salvatore e Maestro.
Gesù, contrariamente al resto dei suoi simili, "ha perfezionato la sua umanità. L'ha innalzata alla Divinità, dove rimane per sempre come umanità perfetta. Egli ha realizzato la sua vera natura, la sua divinità essenziale. Noi non l'abbiamo fatto; Egli ne è consapevole, mentre noi no. Pertanto, parlando del Signore Cristo come incarnato in Palestina e presente in ogni Eucaristia cattolica, possiamo dire di Lui che era veramente Dio Figlio, a causa della sua consapevolezza, come uomo, di quell'unità. Per lo stesso motivo, egli poteva dire, mentre noi ancora non possiamo, 'Io e il Padre siamo una cosa sola'. Anche noi siamo uno con il Padre, ma, come esseri umani incarnati, non ne siamo ancora consapevoli". [6]
Per questo diciamo che Cristo è la Via che ci conduce al Padre. Il destino dell'Uomo è evoluzione; evoluzione significa manifestare la perfezione di Cristo. "Questo Cristo è il nostro fondamento, il terreno e la base della nostra esistenza. Siamo inseparabili da Cristo. Tutta la nostra evoluzione ha luogo nell'universo relativo che è pervaso e diretto dal Cristo cosmico. Per noi cristiani, Gesù Cristo è l'anello di congiunzione attraverso il quale tendiamo alla perfezione nel Cristo eterno". [4]

Lo Spirito Santo e l'evoluzione

Un giorno i figli di Dio torneranno ai suoi piedi. Se Cristo è il modello di perfezione a cui tendere, il livello di coscienza a cui l'Uomo aspira, lo Spirito Santo è colui che presiede l'evoluzione e permette di proseguire nel cammino. E' lo Spirito Santo l'intelligenza creatrice che modella la materia manifestando la potenza di Dio. Come la materia primordiale informe, dopo essere adombrata dallo Spirito, diventa capace di produrre la forma e rivelare la seconda persona della Trinità che della materia si riveste, allo stesso modo è sulle nostre vite individuali che lo Spirito Santo opera, avvolgendoci e trasformandoci allo scopo di manifestare il Figlio di Dio in noi. "Cristo è dentro ogni uomo perché questo è il piano di Dio per l'evoluzione del suo mondo. La nostra vita spirituale è uno sforzo per portare il Cristo dentro di noi in piena attività, in modo che possa essere tutt'uno con il Cristo 'fuori di noi'”. [7]
Nella molteplicità della manifestazione è lo Spirito Santo che riconduce all'Unità "non per la conversione della divinità in carne, ma per l'assunzione dell'umanità in Dio. [...] da lui tutto è provenuto; e in lui ritornerà un giorno tutto quello che ne è provenuto, non per perdervi la coscienza, perché allora si perderebbe il risultato di tutti gli eoni di evoluzione, ma per diventare una parte cosciente di quell'insieme meraviglioso, una parte di quella coscienza che abbraccia tutto, che è in vero il padre divino di tutto, sopra tutto, entro tutto e in noi tutti". [8]

Come ci ricorda il Simbolo Atanasiano "in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o dopo, nulla di maggiore o minore". Le tre persone della Trinità, seppur definite in senso ordinale, sono co-eterne, co-eguali e interconnesse e la loro "distinzione" opera, come già detto, nel campo della manifestazione.

Giovanni++


Fonti

[1] Wedgwood J.I., Collected Works, St. Alban Press (2004);

[2] The Liturgy according to the use of the Liberal Catholic Church, Third Edition, St. Alban Press (2016);

[3] Besant A., Il Cristianesimo esoterico (trad. di Fabrizio Ferretti), Edizioni Teosofiche Italiane (2011);

[4] Burke G., The Yoga of the Sacraments, ocoy.org;

[5] Burke G., The Christ of India, ocoy.org;

[6] Pigott F.W., The parting of the ways, St. Alban Press (2010);

[7] Leadbeater C.W., Christian Gnosis, St. Alban Press (2011);

[8] Leadbeater C.W., Il Credo Cristiano - Origine e Significato, Marcovalerio Editore (2007).


 





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