William Blake e l'eredità mistica di Swedenborg

William Blake (1757-1827) fu un poeta, pittore e incisore inglese, considerato oggi uno dei principali precursori del romanticismo. Nonostante durante la sua vita fosse poco conosciuto e spesso incompreso, il suo lavoro ha influenzato profondamente la letteratura e l'arte successive. Blake era noto non solo per le sue opere poetiche, tra cui Songs of Innocence and of Experience (1789-1794), ma anche per le sue complesse opere pittoriche e incisioni, dove combinava arte visiva e poesia in un modo del tutto originale.

William Blake

Fin dall'infanzia, Blake ebbe una vita spirituale ricca e intensa, caratterizzata da visioni mistiche di figure divine come angeli e profeti, o addirittura dello stesso Dio. Queste esperienze ebbero un impatto profondo sulla sua arte e sulla sua filosofia, come testimoniato dalla prima biografia scritta nel 1863 da Alexander Gilchrist.

Questa intensa vita spirituale ci porta a fare un parallelismo con lo scienziato e mistico svedese Emanuel Swedenborg (1688 - 1772), il quale ebbe una vita altrettanto ricca di visioni spirituali. A metà del suo percorso, Swedenborg abbandonò la carriera scientifica per dedicarsi allo studio delle sue esperienze mistiche e delle sue visioni che egli considerava provenire direttamente da Gesù Cristo quali insegnamenti per restaurare la vera dottrina cristiana. 

Alla morte di Swedenborg, i suoi seguaci fondarono il movimento swedenborghiano, culminato nella creazione della New Church (il cui Credo è disponibile qui, in italiano). Blake vi partecipò attivamente, assistendo alla fondazione della General Conference of the New Jerusalem Church nel 1789 (ne parlo anche in questo articolo), evento che diede vita di fatto alla prima chiesa swedenborghiana.

Emanuel Swedenborg

Secondo Chambers (1995), Blake vedeva Swedenborg come un "maestro divino" in grado di offrirgli un sistema di pensiero utile a comprendere le sue stesse esperienze spirituali ed a divulgarle mediante i propri mezzi di espressione artistica.

Tuttavia, Blake non accettò passivamente tutte le dottrine di Swedenborg. A volte, le sue idee contrastavano con quelle del mistico, ma Blake sfruttava queste divergenze per esplorare la sua visione del mondo, basata sull'armonia degli opposti. Questo concetto, "opposition is true friendship", rappresenta per Blake il principio fondamentale della Creazione. 

William Blake, the Ancient of Days (1794)

L'influenza di Swedenborg su Blake è evidente nelle annotazioni che quest'ultimo lasciò sui testi di Swedenborg. Tali appunti rivelano un'intensa riflessione sulle idee del mistico svedese, pur mostrando la preoccupazione di Blake di non cadere nel dogmatismo. Blake temeva che l'istituzionalizzazione delle religioni, come quella che si stava verificando con la New Church, limitasse la libertà di espressione e la crescita spirituale. Per lui, l'esperienza spirituale doveva essere diretta e guidata dall'immaginazione, non ingabbiata in rigide strutture religiose.

Sebbene Blake non avesse ambizioni di diventare un leader religioso, era profondamente motivato a comprendere i misteri della vita e a condividere le sue scoperte attraverso l'arte. Paley (1979) evidenzia come il rapporto tra Blake e Swedenborg fosse altalenante. Dopo un iniziale entusiasmo, Blake prese le distanze da alcune delle idee di Swedenborg, in particolare nell'opera The Marriage of Heaven and Hell (1794), considerata una satira del libro Heaven and Hell di Swedenborg. Tuttavia, dal 1800 in poi, l'influenza del pensiero swedenborgiano riaffiora nelle opere di Blake.

Nonostante le divergenze teologiche, Blake non mise mai in discussione la veridicità delle visioni di Swedenborg. Anzi, durante la General Conference of the New Jerusalem, Blake sottoscrisse tutte le proposizioni teologiche, inclusa quella sulla realtà delle esperienze mistiche di Swedenborg. Schorer (1938) sottolinea come per entrambi gli autori il concetto di "visione" fosse centrale: rappresentava una rivelazione che permetteva di cogliere le cause spirituali attraverso un "occhio interiore".
Questo "occhio interiore" è per Blake la chiave dell'immaginazione umana, che non è mera fantasia, ma uno strumento essenziale per comprendere ciò che va oltre la realtà materiale. L'immaginazione diventa così un ponte tra l'umano e il divino (Fisher, 2018).

+Giovanni


Bibliografia
  • Chambers, Leslie (1995). The Swedenborgian influence on William Blake. PhD thesis The Open University.
  • Fisher K., (2018). Converse in the Spirit: William Blake, Jacob Boehme & the Creative Spirit. Fairleigh Dickinson University Press.
  • Pailey M.D., (1979). A new Heaven is begun: William Blake and Swedenborgianism. Blake an illustrated quarterly 50, vol 13 no 2. University of California Berkeley.
  • Schorer M., (1938). Swedenborg and Blake. Modern Philology Vol. 36 No. 2, pp. 157.178. University of Chichago press.

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