Logos Solare e culti stellari: l'unicità di ogni essere umano e del suo percorso spirituale

Il Logos Solare come manifestazione divina.

Un tema che la dottrina della Chiesa Cattolica Liberale mutua dalla letteratura teosofica è quello del Logos Solare, un concetto che ha un'importanza fondamentale per la comprensione dell'ordine cosmico, in quanto rappresentativo della forza creativa e ordinatrice dell'universo.

La teosofia descrive il Logos come una manifestazione divina che regola e dirige il funzionamento di un intero sistema solare nel quale il Sole rappresenta la manifestazione visibile di questo principio spirituale centrale. In questo contesto, il Logos solare è visto come il cuore pulsante che organizza l’universo fisico e spirituale, illuminando e dando vita a tutte le forme di esistenza.

Immagine generata con IA (Canva Dream Lab)

Nella tradizione indù il concetto di Ishvara si integra molto bene con l'idea del Logos Solare, poiché anch’esso rappresenta il principio divino che ordina e governa l'universo. Ishvara è considerato il Dio personale che trascende il mondo materiale e che, pur essendo al di là delle leggi naturali, interviene attivamente nella creazione e nel mantenimento del Cosmo. La sua esistenza è simultaneamente trascendente e immanente, similmente alla visione teosofica del Logos Solare che unisce la dimensione spirituale all'ordine materiale. In entrambi i casi, questo principio divino agisce come fonte di luce, vita e ordine, sia a livello universale che individuale.

L'idea di Ishvara si allinea, inoltre, con la visione cristiana del Logos quale manifestazione divina, la Parola di Dio che crea e ordina l’universo. Nel testo “the Parting of the ways”, primo manuale di teologia sistematica in uso nella storica Chiesa Cattolica Liberale, il Vescovo Pigott scrive:

Tra Dio trascendente (l'Assoluto) e Dio immanente in ogni individuo figlio di Dio, devono sicuramente esserci altre manifestazioni di Dio. La dottrina della Trinità sembra essere una necessità filosofica, un argomento che implica un oggetto e una connessione reciproca tra i due, un Amante che implica un Amato e l'Amore che li lega insieme, e quindi si potrebbe supporre che si applichi a ogni livello concepibile o inconcepibile. Ciò è vero per Dio in senso assoluto o per Dio in qualsiasi senso concepibile. L'essere umano su questo pianeta Terra difficilmente osa o aspira ad avvicinarsi con il pensiero al livello dell'Assoluto. Di solito non è all'Assoluto che pensa quando esprime la sua fede e rivolge il suo culto a un Dio in Trinità e Trinità nell'Unità. Dio, per quanto lo riguarda, è il Dio o Logos (Verbo) del Sistema Solare a cui appartiene questo pianeta. L'attività principale dell'uomo in quanto uomo è adorare, cercando di far diventare la sua natura una con la natura del Dio di questo Sistema Solare. Ciò implica ovviamente che ci siano altri Logoi di altri sistemi solari, un'implicazione che a molti, anche tra i migliori e più gentili tradizionalisti, sembrerà politeismo e come tale una clamorosa eresia. Tuttavia, per il liberale che non può suddividersi in compartimenti mentali stagni, tale visione è una necessità. Se accetta, come deve, l'idea copernicana dell'Universo, deve supporre che ci sia al comando dell'evoluzione di ogni sistema solare un Essere che, sebbene inferiore all'Assoluto, se dobbiamo pensare a cose più grandi e più piccole a quel livello, è comunque così grande che per noi è Dio nel senso più pieno di quella parola misteriosa. Per noi, esseri di questo pianeta Terra, il Logos del nostro Sistema Solare è Dio ed è a Lui che pensiamo quando nel Credo esprimiamo la nostra fede nella Trinità nell'Unità e nell'Unità della Trinità. L'Uno, senza dubbio, si trova alla base di tutto, proprio come apparentemente tutti i Sistemi Solari che sono esistiti, esistono o mai esisteranno formano da qualche parte e in qualche modo un'unità singola con un centro unico; ma, dopo tutto, tali questioni sono sicuramente troppo elevate e troppo difficili per la maggior parte di noi al momento attuale. È sufficiente per noi guardare verso l'alto e rendere omaggio al Dio o Logos del nostro Sistema Solare, e ci vorranno tutti i nostri sforzi per ancora molti secoli per farci diventare completamente uno con Lui”.

Queste affermazioni di Pigott sono molto forti e, nell’affermare la dottrina Chiesa Cattolica Liberale come cristiana, e quindi una religione solare, si apre a una visione che potremmo definire da “culto stellare”.

Nella grande storia dell’umanità il culto solare e il culto stellare hanno rappresentato due modalità differenti di connessione spirituale con il divino. Il culto solare è intrinsecamente legato alla figura del Sole come simbolo di un principio centrale, assoluto e unificante che governa l’universo. In molte culture antiche, il Sole è stato venerato come la divinità suprema, fonte di vita e illuminazione. In questo contesto, il culto solare celebra l’unità e la centralità, mirando a connettere l’individuo con l'ordine cosmico attraverso una forza che emana direttamente da quello che era ritenuto il centro dell’universo: il Sole.

Un culto stellare, invece, si concentra sulla pluralità e sulla molteplicità del divino, vedendo nelle stelle non solo corpi celesti, ma residenze di entità spirituali che incarnano forze divine individuali e differenti. Ogni stella rappresenta una realtà spirituale distinta, un principio unico che può essere accessibile a chi cerca una connessione personale e individuale con il divino. Mentre il culto solare enfatizza l’unità e la centralità, il culto stellare celebra la diversità e l'individualità, puntando sull’idea che il divino si manifesta in molteplici forme, ognuna con la propria energia e potenza.


"Il cielo stellato sopra di me.."

Immagine: ESA/Webb, NASA & CSA, P. Zeidler, E. Sabbi, A. Nota, M. Zamani

Nonostante le loro differenze, i culti solare e stellare non sono mutuamente esclusivi, ma piuttosto si intrecciano e si completano reciprocamente. La connessione tra le due visioni risiede nella comprensione che il Sole, come principio centrale, non esclude l’esistenza di forze divine moltiplicate nelle stelle. Al contrario, è possibile vedere nel Sole la manifestazione di un principio divino universale che si riflette in ogni stella, ognuna delle quali porta in sé una sfumatura unica di questa energia cosmica. L’universo, dunque, si presenta come un sistema complesso, dove l’unità centrale del Sole è distribuita nelle molteplici espressioni divine delle stelle. In altre parole, mentre il culto solare promuove un legame con la divinità attraverso il principio centrale, il culto stellare suggerisce che ogni stella rappresenta una porta per l’esplorazione di dimensioni spirituali individuali. Le due tradizioni possono essere viste come complementari, piuttosto che opposte, con il Sole che funge da punto di partenza per un viaggio che può condurre a una molteplicità di esperienze spirituali rappresentate dalle stelle.

In questo contesto di molteplicità e unione, Emanuel Swedenborg fornisce un interessante punto di congiunzione tra la visione solare e quella stellare attraverso la sua teoria delle "terre nel cielo stellato". Swedenborg, teologo e mistico svedese del XVIII secolo, descrisse la sua esperienza mistica che lo portò ad esplorare mondi spirituali in diverse sfere del cielo (ovviamente non stiamo parlando in termini astronomici). 
Questi mondi rappresentavano dimensioni spirituali superiori (le terre nel cielo stellato, appunto) abitate da spiriti di diverso grado di evoluzione, la cui elevazione era direttamente proporzionale alla vicinanza al Regno di Dio. Swedenborg sosteneva che ogni stella nel cielo fosse una manifestazione di una realtà spirituale, e che l’universo non fosse solo un insieme di corpi celesti fisici, ma un regno complesso di realtà spirituali interconnesse. 
Le terre nel cielo stellato di Swedenborg, dunque, diventano il luogo dove le diverse energie divine si manifestano attraverso mondi e dimensioni spirituali, rivelando una connessione profonda tra l’unità centrale del Logos Solare e la molteplicità dei mondi spirituali rappresentati dalle stelle. La sua visione suggerisce che l'universo divino è tanto uno spazio di unità cosmica quanto di diversità e individualità, dove la luce del Sole illumina e collega tutti i mondi, ma ciascuna stella riflette un aspetto unico del divino.

Quanto detto finora non va visto solo dal punto di vista “macrocosmico”, ma come ogni cosa ha il suo riflesso microcosmico, nell’Uomo. Nell’Uomo risplende, infatti, il medesimo Principio Divino che ne rappresenta il centro e che fa sì che ogni esistenza individuale, nella sua unicità, ne sia manifestazione nei diversi regni fino a quello materiale e terreno. Come disse Aleister Crowley nel suo Liber Al Vel Legis: “ogni uomo e ogni donna è una stella” (AL 1.3, 1904), per cui invito i lettori e le lettrici a rileggere questo articolo prefigurandosi l’Uomo stesso come tale.

+Giovanni

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